COMUNICATO STAMPA
Convegno dell’Osservatorio O.N.Da oggi al Conservatorio di Milano
ANZIANI A MILANO, ULTRACENTENARI RADDOPPIATI IN 10 ANNI
SALUTE: L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE, FISICA E MENTALE
Carlo Vergani, Claudio Mencacci, Silvio Garattini e Alessandro Rubinacci hanno dettato le loro ‘linee guida’ per la terza età: benessere, salute mentale, malattie delle ossa e utilizzo corretto dei farmaci.
Il sindaco Moratti e l’ assessore Moioli in platea
Per una Milano che invecchia, quattro grandi medici indicano la strada per affrontare al meglio la terza età. Perché in città negli ultimi 30 anni il numero degli anziani è passato dal 14 al 24 per cento degli abitanti superando la soglia dei 300 mila residenti (314mila): 124 mila uomini e 190 mila donne. I centenari sono raddoppiati in 10 anni, passando da 220 a 430, con un rapporto donne-uomini di 7:1. Essere anziani, però non significa trascurare la propria salute, sentirsi soli e vivere negativamente questa parte di vita.
Anzi. L’attenzione al proprio benessere deve essere uno dei cardini su cui impostare le giornate: non è mai troppo tardi avere uno stile di vita sano.
Convegno dell’Osservatorio O.N.Da oggi al Conservatorio di Milano
ANZIANI A MILANO, ULTRACENTENARI RADDOPPIATI IN 10 ANNI
SALUTE: L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE, FISICA E MENTALE
Carlo Vergani, Claudio Mencacci, Silvio Garattini e Alessandro Rubinacci hanno dettato le loro ‘linee guida’ per la terza età: benessere, salute mentale, malattie delle ossa e utilizzo corretto dei farmaci.
Il sindaco Moratti e l’ assessore Moioli in platea
Per una Milano che invecchia, quattro grandi medici indicano la strada per affrontare al meglio la terza età. Perché in città negli ultimi 30 anni il numero degli anziani è passato dal 14 al 24 per cento degli abitanti superando la soglia dei 300 mila residenti (314mila): 124 mila uomini e 190 mila donne. I centenari sono raddoppiati in 10 anni, passando da 220 a 430, con un rapporto donne-uomini di 7:1. Essere anziani, però non significa trascurare la propria salute, sentirsi soli e vivere negativamente questa parte di vita.
Anzi. L’attenzione al proprio benessere deve essere uno dei cardini su cui impostare le giornate: non è mai troppo tardi avere uno stile di vita sano.
A pensarlo sono gli specialisti intervenuti questa mattina al convegno “Prevenire per vivere sempre più a lungo”, organizzato dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da), che si è svolto al Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’. Carlo Vergani, docente di geriatria all’università statale, Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Neuroscienze del Fatebenefratelli, Alessandro Rubinacci, responsabile dell’Unità Metabolica dell’Osso dell’Istituto San Raffaele e Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri, hanno dettato le loro ‘linee guida’ per una buona salute dell’anziano. L’incontro, patrocinato dal Comune di Milano, è stato coordinato da Francesca Merzagora, presidente di O.N.Da, con i saluti del Sindaco Letizia Moratti e dell’Assessore alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali Mariolina Moioli. “Gli anziani – spiega il prof. Carlo Vergani – sono spesso portatori di più malattie croniche dovute per un terzo ai geni, ma per il 70 per cento alle abitudini di vita, alla condizione sociale, al sistema sanitario e ai rischi ambientali. Pur dichiarandosi in buona salute nel 30% dei casi (dati Istat), sono due gli eventi critici che condizionano il benessere dell’anziano. Il primo è la sua fisiologia, diversa da quella del giovane. Riconoscere e accettare questa ‘diversa normalità’, mettersi al passo evitando un falso giovanilismo, significa credere in se stessi. Il secondo riguarda la società e i suoi paradigmi prevalenti, che non sono fatti per l’anziano: dal semaforo giallo che è troppo breve per attraversare la strada, ai tempi stretti, al tutto e subito, alla vita frenetica che lascia indietro i più deboli”. A questi nostri ‘grandi vecchi’, uomini e donne, serve dunque qualche aiuto e consiglio su come affrontare la terza età al meglio. Ed è questo il senso dell’incontro di oggi.
“Gli studi più recenti – aggiunge il prof. Claudio Mencacci – indicano come attività fisica
continuativa, alimentazione corretta e mantenimento dei contatti sociali e visione ottimistica e possibilità dell’esistenza siano tra gli elementi che allungano la vita ed aiutano il nostro cervello ad una continua flessibilità, consentendogli così di superare con maggiore vigore le difficoltà dei diversi cicli della vita, in particolare quello dell’anzianità”.
Ma a volte le malattie prendono il sopravvento e le cure sono necessarie, anche se non sempre sono davvero utili. “Tutti i farmaci che hanno un effetto benefico – racconta il prof. Silvio Garattini – sono allo stesso tempo portatori di rischi. I ‘più amici’ sono quelli che, utilizzati in modo appropriato, danno più benefici che rischi. I vaccini, ad esempio, sono prodotti di basso costo, ben tollerati e con effetti di lunga durata. ‘Meno amici’ sono quelli utilizzati impropriamente e, fra questi, si possono citare soprattutto gli psicofarmaci, in particolare antidepressivi ed ansiolitici.
Altri sono ‘amici non richiesti’, perché vengono utilizzati per contrastare cattive abitudini di vita.
Infine, vi sono i ‘falsi amici’, farmaci senza beneficio e quindi solo portatori di rischio: integratori alimentari, epatoprotettori, vasodilatatori, immunostimolanti, dimagranti, antiossidanti sono solo alcuni esempi”. “La prescrizione di ogni farmaco, soprattutto se di tipo neurologico – conferma il prof. Mencacci – deve essere dunque valutata con grande attenzione dal medico, evitando prescrizioni inutili. La stessa attenzione da prestare alle interazioni farmacologiche, possibili in pazienti anziani con più patologie e soprattutto nelle donne, che soffrono maggiormente degli uomini di stati depressivi”.
“Le donne – spiega Francesca Merzagora – vivono più a lungo degli uomini, ma si ammalano di più ed hanno un maggior numero di anni di vita in cattiva salute. Nel nostro Paese la disabilità femminile è circa doppia in confronto a quella maschile; la prevalenza di patologie psichiatriche nelle donne è del 7,4% e del 3,1% negli uomini, oppure l’osteoporosi del 9,2% nelle donne e dell’1,1 negli uomini. Questi semplici dati sottolineano la necessità di una maggiore attenzione al genere, da non confondere con il sesso, sia per quanto riguarda la ricerca medica, sia per quanto riguarda le logiche di intervento”.
Proprio l’osteoporosi è uno degli argomenti principali quando si parla di salute della donna: sono infatti le donne a raggiungere più rapidamente dei maschi quella fragilità scheletrica che le espone,
in tarda età, a rischi fratturativi sempre più elevati cui corrispondono disabilità, dolore ed a volte morte.
“Nutrizione ed esercizio fisico – spiega il dr. Alessandro Rubinacci – costituiscono elementi strategici di prevenzione perché rappresentano i cofattori essenziali per l’acquisizione e mantenimento ottimale della massa ossea. A questi fini, calcio e vitamina D svolgono un ruolo critico e combinato, essendo l’uno necessario alla piena espressione dell’effetto dell’altra e viceversa, evitando eccessi. Un’alimentazione corretta si basa su diete bilanciate ricche in frutta e verdure fresche, senza troppe proteine animali e carichi acidi, e sostanzialmente povere in sodio.
L’esercizio fisico è poi fondamentale perché promuove forza muscolare, coordinazione, postura corretta ed equilibrio. Qualora la massa ossea dovesse essere persa, tanto da costituire di per sé rilevante fattore di rischio, diventa necessario l’uso di farmaci. Come sempre l’elemento chiave è il medico, istruito a riconoscere tutte quelle condizioni cliniche, comportamentali, ambientali e farmacologiche che espongono a rischio di perdita di massa ossea, cadute e fratture da fragilità.
“Gli studi più recenti – aggiunge il prof. Claudio Mencacci – indicano come attività fisica
continuativa, alimentazione corretta e mantenimento dei contatti sociali e visione ottimistica e possibilità dell’esistenza siano tra gli elementi che allungano la vita ed aiutano il nostro cervello ad una continua flessibilità, consentendogli così di superare con maggiore vigore le difficoltà dei diversi cicli della vita, in particolare quello dell’anzianità”.
Ma a volte le malattie prendono il sopravvento e le cure sono necessarie, anche se non sempre sono davvero utili. “Tutti i farmaci che hanno un effetto benefico – racconta il prof. Silvio Garattini – sono allo stesso tempo portatori di rischi. I ‘più amici’ sono quelli che, utilizzati in modo appropriato, danno più benefici che rischi. I vaccini, ad esempio, sono prodotti di basso costo, ben tollerati e con effetti di lunga durata. ‘Meno amici’ sono quelli utilizzati impropriamente e, fra questi, si possono citare soprattutto gli psicofarmaci, in particolare antidepressivi ed ansiolitici.
Altri sono ‘amici non richiesti’, perché vengono utilizzati per contrastare cattive abitudini di vita.
Infine, vi sono i ‘falsi amici’, farmaci senza beneficio e quindi solo portatori di rischio: integratori alimentari, epatoprotettori, vasodilatatori, immunostimolanti, dimagranti, antiossidanti sono solo alcuni esempi”. “La prescrizione di ogni farmaco, soprattutto se di tipo neurologico – conferma il prof. Mencacci – deve essere dunque valutata con grande attenzione dal medico, evitando prescrizioni inutili. La stessa attenzione da prestare alle interazioni farmacologiche, possibili in pazienti anziani con più patologie e soprattutto nelle donne, che soffrono maggiormente degli uomini di stati depressivi”.
“Le donne – spiega Francesca Merzagora – vivono più a lungo degli uomini, ma si ammalano di più ed hanno un maggior numero di anni di vita in cattiva salute. Nel nostro Paese la disabilità femminile è circa doppia in confronto a quella maschile; la prevalenza di patologie psichiatriche nelle donne è del 7,4% e del 3,1% negli uomini, oppure l’osteoporosi del 9,2% nelle donne e dell’1,1 negli uomini. Questi semplici dati sottolineano la necessità di una maggiore attenzione al genere, da non confondere con il sesso, sia per quanto riguarda la ricerca medica, sia per quanto riguarda le logiche di intervento”.
Proprio l’osteoporosi è uno degli argomenti principali quando si parla di salute della donna: sono infatti le donne a raggiungere più rapidamente dei maschi quella fragilità scheletrica che le espone,
in tarda età, a rischi fratturativi sempre più elevati cui corrispondono disabilità, dolore ed a volte morte.
“Nutrizione ed esercizio fisico – spiega il dr. Alessandro Rubinacci – costituiscono elementi strategici di prevenzione perché rappresentano i cofattori essenziali per l’acquisizione e mantenimento ottimale della massa ossea. A questi fini, calcio e vitamina D svolgono un ruolo critico e combinato, essendo l’uno necessario alla piena espressione dell’effetto dell’altra e viceversa, evitando eccessi. Un’alimentazione corretta si basa su diete bilanciate ricche in frutta e verdure fresche, senza troppe proteine animali e carichi acidi, e sostanzialmente povere in sodio.
L’esercizio fisico è poi fondamentale perché promuove forza muscolare, coordinazione, postura corretta ed equilibrio. Qualora la massa ossea dovesse essere persa, tanto da costituire di per sé rilevante fattore di rischio, diventa necessario l’uso di farmaci. Come sempre l’elemento chiave è il medico, istruito a riconoscere tutte quelle condizioni cliniche, comportamentali, ambientali e farmacologiche che espongono a rischio di perdita di massa ossea, cadute e fratture da fragilità.
Una prevenzione efficace si basa infatti sul riconoscimento, e laddove possibile, sulla correzione degli eventuali fattori di rischio”.
Milano, 3 maggio 2011
Milano, 3 maggio 2011
Ufficio stampa ONDa:
CB-Com (Carlo Buffoli)
Tel. 349.6355598
CB-Com (Carlo Buffoli)
Tel. 349.6355598
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